Causa vacanze estive non sono riuscita a pubblicare post con molta
regolarità e soprattutto non ho postato traduzioni. Anche se non ho postato ho
continuato a lavorare e adesso aspettatevi un sequela di post.
Grazie per l’attesa.
THE KING
Aspetto ancora con ansia altri vostri commenti e prego di citare la fonte
se mai vorrete prendere in prestito questa traduzione.
La traduzione è amatoriale e senza scopo di lucro.
Alcune parti non sono tradotte letteralmente perché era impossibile
trascrivere in italiano quello espresso in inglese, soprattutto modi di dire.
Questa è la copertina
del mio libro
CAPITOLO
VI
Capitolo
con un solo paragrafo
“È vivo?”
Beth sentì
le parole uscire dalla propria bocca, ma era solo metà di quello che voleva
dire. Era già abbastanza terrificante quando un ragazzo forte quanto John
Matthew dava fuori di matto in quel modo - e cosa peggiore? Si era ripreso per
un minuto e mezzo, aveva provato a dirle qualcosa ed era svenuto di nuovo.
“Bene,”
disse la dottoressa Jane premendo lo stetoscopio sul cuore del ragazzo. “Okay,
ora devo misurargli la pressione sanguigna …”
Blay le mise
tra le mani il polsino da braccio floscio e la donna lavorò in fretta,
l'avvolse attorno al bicipite muscoloso di John e gonfiò con la pompetta. Ci fu
un lungo sibilo che fu troppo forte, e Beth si allungò all'indietro
appoggiandosi al suo hellren mentre aspettavano i risultati.
Sembrò
durare per sempre. Nel frattempo, Xhex tenne la testa di John poggiata nel suo
grembo - e Dio, quella era dura: qualcuno che ami sta male e non hai idea di
cosa stia per accadere.
“Un po'
bassa,” mormorò Jane liberando il braccio di John dal velcro. “Ma nulla di
catastrofico …”
Gli occhi di
John cominciarono ad aprirsi, le palpebre a salire e scendere.
“John?”
disse Xhex con voce dura. “Stai tornando da me?”
Sembrava di
sì. Si voltò alla voce della sua compagna e alzò una mano tremante, strinse
quella di lei e la fissò negli occhi. Sembro apparire una specie di scambio di
energia e, un momento dopo, John si mise seduto. Si alzò. Ci fu un lieve
dondolio laterale quando si abbracciarono e restarono anima contro anima per un
lungo istante.
Quando suo
fratello infine si voltò nella sua direzione, Beth si liberò da Wrath e strinse forte il
maschio più giovane. “Mi spiace così tanto.”
John si tirò
indietro e con le mani disse, Per cosa?
“Non lo so. Io
volevo soltanto - non lo so.”
Quando
scostò le mani, lui scosse la testa. Non hai fatto nulla di sbagliato. Beth
- sul serio. Sto bene ed è fantastico.
Incontrando
i suoi occhi blu, cercò la risposta a ciò che era successo e a ciò che aveva
detto, come se potesse leggervela all'interno. “Cosa stavi cercando di dirmi?”
sussurrò.
Nell'istante
in cui sentì le proprie parole, Beth imprecò. Non era proprio il momento
adatto. “Scusami, non volevo chiederti quello …”
Ho detto qualcosa? disse con le mani.
“Lasciamogli
un po' di spazio,” disse Wrath. “Xhex, vorrai portare il tuo uomo nella vostra
camera.”
“Amen l'hai
detto.” La femmina dalle spalle ampie si fece avanti, strinse un braccio
attorno alla vita di John e lo condusse attraverso la galleria delle statue.
La
dottoressa Jane sistemò nuovamente l'attrezzatura nella sua piccola borsa nera.
“È giunto il momento di capire cosa causa queste crisi.”
Wrath
imprecò a bassa voce. “Ha bisogno di un'autorizzazione medica per combattere?”
Jane si alzò
in piedi, stringendo gli occhi acuti. “Mi odierà, ma no. Prima di tutto voglio
fargli una risonanza magnetica. Sfortunatamente, per quello, dovremo
organizzarci.”
“Come posso
essere d'aiuto?” chiese Beth.
“Ora vado a
parlare con Manny. Havers non ha quel tipo di attrezzatura e nemmeno noi.” La
dottoressa Jane si passò una mano tra i corti capelli biondi. "Non ho idea
di come lo faremo entrare al St. Francis, ma è lì che dobbiamo andare.”
“Cosa credi
che non funzioni?” interferì Beth.
“Senza
offesa, ma non credo che vorresti saperlo. E adesso, lasciami organizzare e …”
“Io vado con
lui.” Beth fissò così duramente la shellan di V, che fu una sorpresa che
non le avesse fatto un buco nella testa della donna. “Se deve fare quell'esame,
io vado con lui.”
“Bene, ma
ridurremo il numero della squadra al minimo assoluto. Sarà già difficile
portarla a termine senza che ci segua un esercito.”
La compagna
di Vishous si voltò e scese le scale di corsa, e mentre scendeva, perse
gradualmente la forma, il peso corporeo e la sua presenza svanirono fin a che
apparì che un fantasma fluttuante sul tappeto.
Come un
ectoplasma o in forma solida, poco importava, pensò Beth. Avrebbe preferito
farsi curare da quella donna piuttosto che da chiunque altro sul pianeta.
Oh, Dio...
John.
Beth si
voltò verso Blay e Qhuinn. “Sapete cosa stava cercando di dirmi?”
Entrambi si
voltarono verso Wrath. E poi negarono velocemente con la testa.
“Bugiardi,”
mormorò. “Perché non volete parlarmi …”
Wrath
cominciò a massaggiarle le spalle, come se volesse calmare la piccola donna - e
questo non indicava che, anche se i particolari erano sconosciuti a causa della
sua cecità, aveva letto le emozioni? Era così. Lui sapeva qualcosa.
“Lascia
perdere, leelan.”
“Non
mettete in mezzo le cose per soli uomini con me,” disse lei tirandosi indietro e
fissando la brigata cazzuta. “Quello è mio fratello - e stava cercando di dirmi
qualcosa. Merito di saperlo.”
Blay e
Qhuinn s'impegnarono a fissare il tappeto. Lo specchio sul tavolino vicino alle
porte aperte dello studio. Le unghie delle mani.
Chiaramente,
speravano che si aprisse un fosso sotto le loro scarpe e li inghiottisse.
Beh, davvero
un peccato, ragazzi - la vita non era un episodio di Doctor Who. E sai
cosa? L'idea che quei due - al pari di ogni altro maschio nella casa - si
sarebbero sempre sottoposti al giudizio di Wrath la fece incazzare ancora di
più. Ma non volendo sbattere i piedi a terra e sembrare una cretina, non aveva
alcuna scelta se non rimandare il litigio a quando lei e il compagno avessero
avuto un po' di privacy.
“Leelan
…”
“Il mio
gelato si sta sciogliendo,” mormorò e uscì prendendo il vassoio. “Sprecherei
tutta la notte ad aspettare che uno di voi tre sia sincero con me. Ma non
dovrei essere in ansia per questo, vero?”
Mentre
usciva dalla stanza, l'inquietudine che la seguì non era una novità - sempre da
quando Wrath era stato colpito, si aspettava che stesse per accadere
l'inevitabile, e cavolo, vedere suo fratello su quel tappeto di sicuro
incrementava di molto quella paranoia.
No.
Andando
verso la porta della camera che era stata di Blay prima che si trasferisse da
Qhuinn, si ricompose.
Non serviva,
ma bussò in ogni caso. “Layla?”
“Entra,” fu
la risposta soffocata.
Tenendo
timidamente in bilico il vassoio contro il fianco, era difficile tenere una
buona presa sulla maniglia …
Payne, la
sorella di V, l'aprì con un sorriso. E, accidenti, aveva una presenza notevole,
specialmente tutta vestita di pelle nera: era l'unica femmina nella rotazione a
combattere sul campo assieme ai Fratelli - e doveva appena essere rientrata da
un turno.
“Buona sera,
mia regina.”
“Oh,
grazie.” Beth alzò il suo fardello e entrò nella camera da letto color lavanda.
“Sto portando i viveri.”
Payne scosse
la testa. “Credo proprio che sia necessario. Penso che non le sia rimasto nulla
nello stomaco - infatti suppongo che abbia rigettato anche tutto il cibo ingerito
nell'ultima settimana.”
Quando dal
bagno arrivò il rumore di conati, entrambe fecero una smorfia.
Beth diede
un'occhiata alla ciotola di Breyers. “Forse dovrei tornare più tardi ...”
“Non osare,”
urlò l'Eletta. “Sto benissimo!”
“A me non
sembra …”
“Sto morendo
di fame! Non osare andartene.”
Payne
strinse le spalle. “Ha un atteggiamento fantastico. Sono venuta qui per
prendere ispirazione - anche se non voglio entrare nel mio periodo del bisogno,
che il motivo per cui ora devo andarmene.”
Quando la
sorella di V fece nuovamente spallucce, come se il ciclo femminile e l'intera
storia del bambino non le interessasse, Beth appoggiò il vassoio su una
tavolini antico. “Beh, in realtà... è quello che io spero.”
L'espressione
abbattuta di Payne la fece imprecare. “Quel che voglio dire è... un...”
Già, come
poteva uscirsene?
“Tu e Wrath
volete un bambino?”
“No, no, no
- aspetta.” Coi palmi in fuori, provò a elaborare una scappatoia plausibile.
“Ah…”
L'abbraccio
di Payne fu veloce come un soffio e forte come quello di un maschio, e tirò l'aria
fuori dai polmoni di Beth. “Questa è una meravigliosa notizia…”
Beth riuscì
a liberarsi in qualche modo da quelle barre d'acciaio. “Veramente, non ancora.
Io, ecco... non dire a Wrath che sono qui, va bene?”
“Vuoi fargli
una sorpresa! Che romantica!”
“Sì, sarà
sorpreso di sicuro.” All'occhiata strana di Payne, Beth scosse la testa. “Guarda,
per essere onesta, non so se il mio bisogno sarà veramente una bella notizia.”
“Un erede al
trono potrebbe aiutarlo sul serio, penso. In termini politici.”
“Non l'ho
fatto e mai lo farò.” Beth si mise una mano sullo stomaco e provò a immaginarci
dentro qualcos'altro a parte tre pasti completi e un paio di dolci. “Io...
vorrei davvero un bambino, e non sono sicura che la pensi come me. Ma se
succedesse... beh, forse sarà una cosa positiva.”
Al
momento attuale, lui aveva detto una volta di non vedere bambini nel loro
futuro. Ma era passato un po' di tempo da allora e...
Payne le
strinse dolcemente la spalla. “Sono felice per te - e spero che funzioni. Ma
come ho detto, farei meglio ad andarmene, perché se quella vecchia
superstizione è vera, non voglio trovarmi nei suoi panni.” Si voltò verso la
porta parzialmente aperta del bagno. “Layla! Devo andarmene!”
“Grazie per
essere venuta! Beth, tu resti, vero?”
“Sì. Resto
qui fino alla fine.”
Quando Payne
se ne andò, Beth si sentiva troppo carica per sedersi, l'idea di nascondere qualcosa
a Wrath le andava a genio. Morale della favola, dovevano parlarne; era solo
questione di trovare il "momento" giusto per farlo.
E tutta la
storia relativa al bambino non era l'unica cosa a essere in sospeso. Quello
scontro con Wrath e i ragazzi ancora faceva male. Uomini. Amava la
Confraternita - ognuno di loro avrebbe dato la propria vita per lei e avrebbe
sempre messo corpo e anima dove sarebbe stato necessario per Wrath. Ma qualche
volta quella roba da uno per tutti e tutti per uno le dava sui
nervi ...
Ancora altri
conati di vomito. Al punto che Beth sussultò e si prese il viso tra le mani.
Tieniti pronta per questo, disse a se stessa. Era una cosa
buona avere la fissa per le bamboline e i giocattoli di peluche, tutti coccole
e tenerezza, ma c'era un livello base nel ruolo del genitore - e nella
gravidanza - di cui era meglio fosse pronta a occuparsene.
Anche se di
questo passo, non sembrava che il suo bisogno avesse intenzione di farsi
vedere. Era stata in quella stanza ogni notte per quanto tempo? E sì, si
sentiva ricettiva a livello ormonale - oppure poteva essere che la vita si era
fatta troppo difficile.
Già, ed era
proprio in quel momento che provi ad avere un bambino.
Doveva
essere pazza.
Sedendosi
sul letto e allungando le gambe, prese il suo contenitore di Ben & Jerry's
e vi affondò il cucchiaio. Tirò fuori i pezzi di cioccolato e li triturò coi
molari, non assaggiando nulla in particolare.
Non era mai
stata una che si rifugiava nel cibo, ma ultimamente? Ruminava anche quando non
era affamata, e la cosa cominciava a vedersi.
Restando su
quel tema, Beth sollevò la camicia e sbottonò i jeans.
Lasciandosi
andare contro i cuscini, si domandò come fosse possibile passare dai picchi di
passione e unione a una cupa depressione a tale velocità: in quel momento era
sicura che non sarebbe mai entrata nel suo bisogno, ancor meno a concepire un
bambino... e che aveva sposato un vero zuccone.
Riprendendo
ad affondare il cucchiaio, riuscì a estrarre il filone principale di
scaglie e si disse di darsi una calmata. O... almeno di attendere che tutto
quel cioccolato le risollevasse il morale.
La vita è
più dolce grazie a Ben & Jerry's.
Avrebbe dovuto
essere lo slogan della compagnia.
Poi si sentì
lo sciacquone nel gabinetto e lo scorrere dell'acqua. Quando l'Eletta uscì dal
bagno, la sua faccia era bianca come la tunica che indossava - e con un sorriso
luminoso come il sole.
“Mi spiace
per quello!” disse la femmina allegramente. “Come stai?”
“È più
importante sapere come stai…”
2Sto
magnificamente!” disse avvicinandosi al gelato. “Oh, è fantastico. Proprio ciò
di cui avevo bisogno per calmare il tutto.”
“Devo togliere
la frag …”
Layla alzò
una mano, portò l'altra alla bocca, poi scosse la testa.
Con il
respiro mozzo, mormorò, “Non ho mai sentito quella parola.”
Beth fece un
gesto con la mano. “Non preoccuparti, tranquilla. Nessuno oserà pronunciare il
Gusto Che Non Deve Essere Nominato in questa casa.”
“Sono certa
che sia una bugia, ma ci credo, ti ringrazio moltissimo.”
Quando
l'Eletta si mise a letto con la propria ciotola, gli lanciò un'occhiata. “Sei
così buona con me.”
Beth
sorrise. “Dopo tutto quel che hai passato, non credo sia abbastanza.”
Aveva quasi
perso il bambino - e poi l'aborto sia era interrotto come per magia. Nessuno
sapeva realmente cosa era andato storto o come la cosa si fosse risolta, ma …
“Beth? C'è
qualcosa che ti turba?”
“No,
perché?”
“Non ti
comporti come al solito.”
Beth sospirò
e si chiese se avesse potuto cavarsela. Probabilmente no.
“Mi spiace.”
Rituffò il cucchiaio nel contenitore e tirò fuori l'ultimo boccone di gelato
alla menta. “È... tutto nella mia testa.”
“Ti va di
parlarmene?”
“Mi sento
sopraffatta da tutto.” Mise il contenitore da parte e lasciò cadere la testa
all'indietro. “Mi sento come se avessi il mondo addosso.”
“Con Wrath
al suo posto, non so come tu faccia a superare le notti …”
Qualcuno
bussò alla porta e quando Layla rispose, non fu una sorpresa vedere entrare
Blay e Qhuinn. Anche se i due guerrieri sembravano imbarazzati - e non a causa
dell'Eletta.
Beth imprecò
tra sé e sé. “Posso porgervi le mie scuse adesso?”
Quando Blay
attraversò la stanza per sedersi vicino a Layla, Qhuinn puntò i piedi e scosse
la testa. “No hai nulla di cui scusarti.”
“Sono quindi
l'unica a pensare che vi sono saltata alla gola? Andiamo …” E ora che si era
calmata e aveva ingerito la giusta quantità di cioccolata, doveva scusarsi con
suo marito - e parlargli. “Non era mia intenzione comportarmi da stronza.”
“Sono tempi
duri.” Qhuinn strinse le spalle. “E non mi piacciono i santi.”
“Davvero?
Sei innamorato di uno di loro,” intervenne Layla.
Quando
Qhuinn lanciò uno sguardo a Blay, i suoi occhi spaiati si strinsero. “Puoi
dirlo forte,” disse dolcemente.
Quando la
faccia rossa s'imporporò - ovviamente - l'unione tra i due maschi divenne
tangibile.
L'amore era
una così bella cosa.
Beth si
massaggiò il centro del petto e dovette aggiustare il tiro prima di
ricominciare a piangere. “Volevo solo sapere cosa stava dicendo John.”
Sul viso di
Qhuinn scese il riserbo. “Parlane con tuo marito.”
“Lo farò.” E
c'era una parte di lei voleva chiudere con l'Eletta e andare direttamente nello
studio di Wrath. Poi pensò a tutte quelle petizioni a cui lui e Saxton stavano
lavorando. Era troppo egoista da parte sua entrare a forza e interromperli.
Inoltre, era
a un passo dallo scoppiare in lacrime - e non erano di sicuro del tipo
pubblicitario in televisione. Era più come quelle che versava alla fine di Marley
& Me.
Chiudendo
gli occhi, riordinò gli ultimi due anni e si ricordò di come era stato tra lei
e Wrath all'inizio. Stupore appassionato. Cuore e anima uniti. Esistevano
soltanto loro due anche in mezzo a una moltitudine di persone.
E tutto
questo c'è ancora, disse a se stessa. Eppure la vita aveva un modo tutto suo di
annebbiare le cose. Ora, se aveva voglia di starsene col suo uomo, doveva
mettersi in fila il che andava bene - capiva il lavoro e lo stress. Il problema
era che, e succedeva molto spesso ultimamente, quando finalmente stavano
insieme, Wrath aveva quell'espressione sul viso.
Quella che
indicava che era con lei solo col corpo. Non con la mente. Forse neanche con
l'anima.
Quel giretto
a Manhattan le aveva ricordato come erano state le cose. Ma era solo una
vacanza, una pausa dalla vera natura delle loro vite.
Mettendo le
mani sul suo stomaco arrotondato, desiderò poter indossare abiti lenti per la
stessa ragione per cui lo faceva Layla.
Forse c'era
un altro motivo a spingerla verso la questione del bambino. Forse stava
cercando di ripristinare quell'unione che aveva avuto con lui -
“Beth?”
Tornando a
prestare attenzione, guardò Layla. “Scusami, cosa hai detto?”
“Cosa
vorresti guardare?” chiese Layla.
Oh, cavolo,
Qhuinn e Blay se n'erano andati. “Um... direi che chi ha vomitato per ultima ha
il diritto di scegliere.”
"Non è
poi così complicato.”
“Sei un vero
soldato, lo sai?”
“Direi di
no. Ma posso dirti che per te desidero la stessa opportunità di... come dite
voi? Resistere stoicamente?”
“Si dice
sopportare stoicamente.”
“Giusto.”
L'Eletta prese il telecomando e andò al canale via cavo della Warner Bros. “Sono
determinata a porre rimedio a questa cosa volgare. Vediamo... Millionaire
Matchmaker?”
“Adoro
Patty.”
“Anch'io.
Sai, questo gelato è proprio andato a
sogno.”
“A segno. Ne
vuoi ancora? Posso scendere giù e …”
“No, vediamo
prima se trattengo questo.” L'Eletta pose la mano sulla propria pancia. “Sai,
desidero con tutto il cuore che accada anche a te e al Re.”
Beth abbassò
lo sguardo sul proprio corpo, sperando che fosse sulla stessa lunghezza d'onda.
“Posso essere onesta.”
“Certamente.”
“Che
succederà se sono sterile?” Quando le parole le uscirono dalla bocca, una paura
così profonda le incendiò il petto ed era sicura che le sarebbe rimasta una
cicatrice.
Layla
allungò un mano. “Non usare quella parola. Non lo sei di sicuro.”
“Sono una
mezzosangue, giusto? Il mio ciclo non è mai stato regolare quando ero... lo
sai, prima del cambiamento. Sono passati anni prima che ne avessi uno e poi
quello che ho avuto non era neanche regolare.” Non aveva alcun motivo per
entrare nei particolari con l'Eletta, ma quel che si era mostrato come un ciclo
mestruale era stato talmente lieve - non come tutte le altre ragazze lo descrivevano.
“E dopo il cambiamento, è sparito completamente.”
“Beh, non ho
molta familiarità col modo in cui i cicli funzionino quaggiù, ma se ho compreso
bene cinque anni dopo il cambiamento ti aspetti di entrare nel tuo primo
bisogno. Quanto tempo è passato?”
“Due anni e
mezzo.” Eeeee adesso si sentiva impazzire. Perché avrebbe dovuto preoccuparsi
per qualcosa che non si sarebbe presentato per almeno altri tre anni? “Prima
che tu lo dica, lo so, lo so... sarebbe davvero troppo presto se riuscissi ad
avviarlo ora. Un miracolo. Ma le regole per i mezzosangue sono che non esistono
regole, e io spero...” Si massaggiò gli occhi. “Scusami. Ora smetto. Più ne
parlo ad alta voce e più comprendo la mia follia.”
“Al
contrario, ti capisco perfettamente. Non scusarsi per volere un bambino e per
fare tutto ciò che è nelle tue possibilità per averne uno. È perfettamente
normale …”
Beth non
aveva intenzione di abbracciare l'Eletta. Il minuto prima era sdraiata sui
cuscini, quello dopo stringeva tra le braccia Layla.
“Grazie,”
rantolò Beth.
“Beata
Vergine Scriba nel Fado.” Layla ricambiò l'abbraccio. “Per che cosa?”
“Ho bisogno
di sapere che qualcuno mi capisce. Qualche volta mi sento sola.”
Layla fece
un profondo respiro. “So cosa significa.”
Beth si fece
indietro. “Ma Blay e Qhuinn ti appoggiano completamente e ti sostengono.”
L'Eletta
scosse il capo, una strana espressione le indurì i lineamenti del viso. “Non
riguarda loro.”
Beth attese
che l'altra femmina spiegasse tutto. Quando la spiegazione non arrivò, Beth non
ficcò il naso. Ma forse... forse le cose non erano così complicate come
apparivano all'esterno. Era noto che la femmina fosse stata innamorata di
Qhuinn a un certo punto - ma sembrava che si fosse rassegnata al fatto che lui
era desinato a un altro.
Chiaramente
era più brava a nascondere i suoi sentimenti di quanto credessero.
“Sai perché
lo volevo così tanto?” disse Layla mentre entrambe si sistemavano sui
rispettivi cuscini.
“Dimmelo. Ti
prego.”
“Avevo
bisogno di qualcosa di mio. E anche Qhuinn.” Lei la guardò. “Ed ecco perché
t'invidio. Lo stai facendo per solidificare l’unione col tuo compagno. Ed è...
straordinario.”
Dio, cosa
avrebbe dovuto rispondere? Qhuinn ti ama in un modo speciale? Sarebbe
stato come provare a lenire il dolore di una frattura composta con un'aspirina.
Quando gli
occhi verde pallido dell'Eletta tornarono a fissare lo schermo del televisore,
lei apparve molto più vecchia della sua età.
È un
buon promemoria, pensò Beth tra sé e sé. Nessuno era perfetto - e per quanto
Beth si sforzasse, almeno non portava in grembo il figlio dell'uomo che
amava... mentre lui era felicemente con qualcun altro.
“Non riesco
a immaginare quanto sia dura per te,” sentì dire alla sua stessa voce. “Amare
qualcuno che non ti ricambia.”
Un paio di
occhi spalancati si aprirono nei suoi - e dentro di essi c'era l'eco di un
qualcosa che non riusciva a decifrare.
“Qhuinn è un
bravo maschio,” disse Beth. “Posso capire perché t'importa di lui.”
Momento
imbarazzante. E poi l'Eletta si schiarì la gola. “Sì. Ovviamente. Quindi...
Patti non sembra contenta con questo gentiluomo.”
Fantastico,
pensò Beth. Prima aveva fatto perdere conoscenza al fratello, poi aveva parlato
della questione del marito... e adesso stava chiaramente irritando Layla.
“Non lo dirò
a nessuno,” disse cercando di migliorare le cose.
“Ti
ringrazio,” rispose l'Eletta dopo qualche momento. “Te ne sono molto grata.”
Sforzandosi
di concentrarsi di nuovo, Beth si accorse che, sì, Patti Stanger stava facendo
di quel seduttore coi capelli impomatati un sol boccone.
Probabilmente
aveva violato la sua regola del “Niente qui, qui, o qui.” O quello oppure aveva
fatto lo stronzo per tutto l'appuntamento.
Beth provò a
farsi coinvolgere dall'immagine ingrandita, ma l'atmosfera nella stanza era
strana, come se ci fosse qualcun altro con loro, uno spettro o un fantasma, e
non nel senso della dottoressa Jane.
No, una
massa si era sistemata nell'aria stessa.
Quando
l'episodio terminò, Beth controllò l'orologio anche se poteva vedere l'orario
al televisore. “Credo che andrò a vedere come sta Wrath. Forse è il
momento di fare una pausa.”
“Oh, certo,
e io sono stanca. Forse dormirò un po'.”
Beth si alzò
dal letto e prese la ciotola vuota e il contenitore del gelato e li mise sul
vassoio di Fritz. Una volta alla porta si voltò indietro.
Layla era
appoggiata ai cuscini, gli occhi fissi sullo schermo come se fosse ipnotizzata.
Ma Beth non la bevve. La femmina era una chiacchierona quando si trattava di
quel che vedevano in televisione, incline a un'animata discussione riguardo
tutto ciò che la gente indossava e a come si esprimevano in qualsiasi tragedia
lei trovasse scioccante.
Eppure, in
quel momento, lei stava pensando a Wrath - qui ma non qui, presente e assente
allo stesso tempo.
“Dormi bene,”
disse Beth.
Non ci fu
risposta. E non ci sarebbe stato alcun sonno per la femmina.
Beth scivolò
fuori nella galleria delle statue... e si bloccò.
In effetti,
non sarebbe andata da Wrath. Non si fidava di se stessa al momento. Era troppo
scombussolata emotivamente, troppi alti e bassi - e non era completamente
sicura di non tirar fuori la storia del bambino un istante dopo che sarebbero
rimasti soli.
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