lunedì 14 luglio 2014

The King - Traduzione Capitolo 4, paragrafo 2



THE KING


Aspetto ancora con ansia altri vostri commenti e prego di citare la fonte se mai vorrete prendere in prestito questa traduzione.
La traduzione è amatoriale e senza scopo di lucro.
Alcune parti non sono tradotte letteralmente perché era impossibile trascrivere in italiano quello espresso in inglese, soprattutto modi di dire.


Questa è la copertina del mio libro


CAPITOLO IV
Paragrafo II

In centro in quel vicolo, Xcor accovacciato si copriva la ferita da proiettive mentre i suoni schioccanti risuonavano intorno a lui e uno stridore di pneumatici annunciava l’arrivo di altri membri della gang.
Copertura. Necessitava di una copertura – adesso. Questi umani non si curavano di lui, ma i loro colpi erano densi come un acquazone e come un imprevedibile e indiscriminata fuga precipitosa di tori.
Saltando indietro, schiacciò il suo corpo contro l’edificio, e il dolore nella sua spalla diede una stoccata. Non c’era tempo per campeggiare lì. Guardò a sinistra … a destra …
L’unica cosa che vide fu una porta a circa 17 metri da lì, e si schiacciò a terra e rotolò fin lì, tirò fuori la pistola durante l’azione. Scaricò due colpi nella serratura d’acciaio, la colpì forte ed entrò dentro l’oscurità davanti a lui.
L’aria dentro era fetida e … dolce.
Nauseatamene dolce. Come la putrefazione dei cadaveri.
Rancido … come un lesser.
Come si chiuse dentro, i colpi continuavano ad essere esplosi, e non ci volle molto per sentire le sirene in lontananza. La domanda era, quanti morti, quanti feriti, e se qualcuno di quei ratti senza code trovasse la loro strada qui?
Ahimé, queste stupide domande dovevano trovare risposta dopo si immaginò come mai questo posto puzzasse come i suoi nemici.
Prese la sua pila a stick, illuminò intorno alla sua posizione sul pavimento sporco. La cucina commerciale era chiaramente abbandonata, le ragnatele pendevano dal forno industriale fino alla stufa e agli scaffali vuoti sopra i contatori … polvere su tutte le superfici … i detriti di uno spostamento in tutta fretta sporcava la strada verso la porta. 
Alzandosi in piedi, Xcor fece trasformò la sua illuminazione in un grosso cechio.
Vuoto, secchi rovesciati dove un tempo erano tenute porzioni commerciali di salsa e yogurt stipato in delle stazioni di preconfezionamento, e ancora tubi senza coperchio pieni di mostarda e ketchup contenuti rivelatisi diventati solidi, da tempo diventati marciume e modificati in uno stato di mummificazione. Più lontano, una gamma di vassoi di una lavastoviglie industriale arrugginita con un cucchiaio errante e una forchetta conficcata in essi, e una opaca e mezza rotta vetreria come in attesa di una lavatrice spettrale per farli lavarli attraverso la macchina.
Camminando attraverso i resti di piatti cinesi bianchi, seguì la scia che aveva attirato la sua attenzione.
The Lessening Society era composta da reclutati umani in una guerra contro i vampiri, deboli trasformati dalla loro misera esistenza dall’Omega – l’effetto collaterale di questo era una fetore permanente, una via di mezzo fra un cervo morto da due giorni e latte rancido.
Uno poteva sempre trovare il nemico con il naso …
La dispensa della carne della cucina era in un angolo lontano, la porta della prigione era socchiusa, dentro un altro antro nero nel quale Dio solo sa cosa.
Come si mosse in avanti per il fermo, la sua pelle brillava di bianco per il raggio della torcia, e lo scricchiolio ampliava il divario ed era sufficientemente forte a far ronzare le orecchie. Una folle corsa di piccole zampe suggeriva che ratti reali fuggivano al suo arrivo, e li sentì andare oltre la cima dei suoi stivali da combattimento.
La puzza era così forte da far piangere gli occhi.
La torcia entrò per prima.
E rimase.
Appeso al centro della stanza, sospeso con un uncino passante per il retro del collo, un maschio umano faceva l’eccellente imitazione di un bovino.
Almeno, aveva capito che era un maschio, dai pantaloni e dalla giacca di pelle. Un’identificazione facciale era impossibile: i topi lo avevano mangiato fino al teschio, utilizzando le catene che lo legavano al pavimento come una strada per arrivare al loro pasto fragrante.
Così questo non era un suo nemico, ma solo un corpo morto.
Un certo disappunto. Lui aveva sperato per qualcosa che riguardava lui. Invece, solo ancora umani.
Il suono di rottura che qualcuno stava attraversando l’oscurità, spense la torcia e mise i suoi sensi in allerta.
Ancora con la puzza del suo amico con il papillon fatto con il gancio della carne, l’odore del rame del sangue fresco copriva tutto. Come il gemito dei feriti.
Awww. Qualcuno aveva una bua.
L’agitazione continuò come le sirene annunciarono l’arrivo della polizia di Caldwell – ma il suono era smorzato, suggerendo che il nuovo arrivo dalla cucina aveva avuto la presenza di spirito di chiudersi con lui.
“Cazzo!”
Il visitatore aveva urtato alcuni contenitori di plastica facendoli volare mentre correva l contatore. Dopo ci fu ancora più rumore. Un gemito come se si stesse piegando, probabilmente sul quel tratto di acciaio inossidabile. Poi un ansimare.
Perdendo la pazienza per l’intera questione, Xcor uscì dalla cella frigorifera. Diversamente dal membro della gang ferito, lui aveva qualche idea del percorso, e riuscì ad arrivare in silenzio sul ragazzo, grazie al suo udito e alla sua memoria su dove fosse il centro dell’isola.
Le cosse sarebbero molto più facili con la vista, però. A parte gli ovvi benefici di orientamento,  non gli piaceva la sensazione di pressione che era venuta con la cecità né il fatto di dover fare affidamento sulle orecchie e l’odore per navigare. C’era anche la realtà che nessuno poteva arrivargli davanti, pronto a farlo cadere.
Ma stava andando lui verso l’essere umano ferito.
“Tu non sei solo” Xcor disse dentro l’oscurità.
“Cosa! Oh, Dio! Che …”
“Non mi suona come uno dei vostri” Fece attenzione a rollare la R un pochino più a lungo del solido, nel caso in cui l’accento della sua Vecchia Lingua non fosse perfettamente chiaro.
Altri respiri. Pesanti, più pesanti. Accompagnato dall’acre odore del vero terrore.
“Tu umano …” Xcor fece un paio di passi avanti, non più preoccupandosi di attutire il rumore dei suoi stivali. “Il problema con te è che tu non hai veri nemici. Tu combatti contro i tuoi simili tra le strade della città o nei paesi, perché non c’è nulla di esterno ad unirvi. Il mio genere, al contrario? Noi abbiamo un nemico che necessita una certa coesione.”
Non abbastanza forte da fermare le sue ambizioni sulla corano, però.
E questo punto, l’umano incominciò a die parole incomprensibili. O forse era una preghiera di qualche sorta?
Tale debolezza. Era deplorevole e sfruttabile come un imperativo morale.
Xcor diede un colpetto alla sua torcia.
Per il raggio, il membro della gang si voltò di scatto. Il corpo insanguinato pulì una sezione del controsoffitto.
Plasma … buono con il Windex, certamente. [ è un smacchiatore]
Occhi spalancati con palpebre tese nelle loro orbite, la respirazione difficile fischiando dalla bocca aperta, l’ex duro tirato giù dal piedistallo per il dolore e la paura facendo a fette la sua spavalderia nel nulla, solo un ricordo.
“Tu pensi di sapere che ci sono altri che camminano di fianco a te,” Xcor disse a bassa voce. “Simili, ma non uguali. E stiamo sempre a guardare.”
L’uomo si fece piccolo dalla paura, non c’era nessun posto dove andare. Il bancone era uno spazio da lavoro per posate e setacci, non un materasso per un uomo adulto.
Più di questo, e stava per finire sul pavimento.
“Chi … chi sei tu?”
“Forse la visione piuttosto che la descrizione è sufficiente.”
Scoprì le zanne, Xcor alzò la torcia e fece entrare il volto nel fascio di luce.
L’urlo fu acuto, e non durò. Grazie alla visione surrealistica stravolgente, l’uomo svenne di colpo, la puzza d’urina che si diffondeva suggeriva che aveva perso il controllo delle sue funzioni.
Piuttosto divertente, davvero.
Xcor si mosse velocemente, mosso con facilità verso la porta, grazie alla torcia. Prese posizione contro il muro, spense la torcia e lasciando che le grida attirassero adeguatamente la sua attenzione.
Il Dipartimento della Polizia di Caldwell risponde con una ammirabile efficienza, un numero di ufficiali aprì la porta, le loro torce perforavano la densa oscurità.
L’istante in cui videro il membro della gang, corsero dentro, e quello fu il momento per la scomparsa di Xcor.
Come lui uscì dalla porta, sentì la parola vampiro uscire dal chaos della conversazione – e si aprì un sorriso mentre lui si dematerializzava via dalla folla.
Prima nel Vecchio continente, lui e la Banda dei Bastardi avevano mutato le speculazioni e i miti che si spargevano da solo mostrandosi di volta in volta, sempre alle persone, e sempre in modo che si adattassero alle idee sbagliate che gli esseri umani avevano sulla sua specie.
Profanatori di vergini. Fonte del male che dormivano nelle bare. Mostri della notte.
Tale uomo tuttavia si riferiva veramente a lui.
E in verità, si sentiva bene a fare qualcosa di simile in Caldwel, come fosse un cane che marcava il territorio. Piacevole, dava importanza a quello sull’isola cucina qualcosa per tormentare la sua memoria durante tutti i prossimi giorni di carcere.
Bisognava divertirsi con quello che si trovava.




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